venerdì 9 maggio 2008

UN LIBRO PER NON DIMENTICARE / I giornalisti uccisi dalla mafia e dal terrorismo




La locandina del libro “Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo” , presentato oggi nella Sala della Protomoteca, in Campidoglio, scritto da Monica Andolfatto, Simona Bandino, Gaetano Basilici, Enrico Bellavia,Vincenzo Bonadonna,Roberto Franchini, Adriana Laudani, Giuseppe LoBianco, Umberto Lucentini, Pietro Messina, Antonella Romano, Alberto Spampinato, Marcello Ugolini, Marco Volpati,Leone Zingales. La copertina, realizzata dal pittore Riccardo Benvenuti, raffigura l’Angelo della memoria. L’ideazione grafica e l’impaginazione sono di Luisa Battiato.
Un ricordo,un impegno
di Guido Columba
Mafia, camorra, terrorismo rosso e nero, in Italia. Eserciti in lotta, guerriglieri, banditi, all’estero. Persone, luoghi, motivi diversi. Accomunati da un solo nemico: nel loro mirino ci sono i cronisti. Perché hanno il compito di raccontare alla gente quello che accade. La realtà vera, non quella di comodo che questo o quel potente o prepotente di turno vorrebbe accreditare come tale. E per essere fedeli al loro compito i giornalisti pagano un prezzo altissimo. Fino ad essere uccisi e feriti gravemente. Avviene da sempre e ovunque: ad Arlington, in Virginia, c’è un muro di vetro alto 7 metri al Journalists Memorial, sul quale sono incisi i nomi di oltre 1.500 giornalisti uccisi. Ogni anno l’elenco delle vittime si allunga. In Italia dal dopoguerra ad oggi troppo lunga è la lista dei giornalisti colpiti. A loro l’Unci dedica la Giornata del 3 maggio 2008 in concomitanza con quella internazionale che l’Onu intitola alla libertà di informazione. Una Giornata per ricordare, ma anche per impegnarsi affinché ciò che è stato non sia più e i cronisti possano informare liberamente e senza rischiare la vita.
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La manifestazione in Campidoglio precede di pochi giorni la data del 9 maggio, anniversario dell’uccisione, nel 1978, dell’on. Aldo Moro, che una legge del 2007 ha stabilito sia il “Giorno della memoria”, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice.
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Nel libro ricordiamo tutti i giornalisti italiani morti nel dopoguerra. A partire dagli 11 uccisi da mafia, camorra e terrorismo: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi. Un capitolo ricorda i colleghi uccisi all’estero o in Italia in circostanze diverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo. Ci sono poi Graziella De Palo e Italo Toni scomparsi in Libano. Un altro capitolo ricorda gli operatori Dario D’Angelo, Miran Hrovatin, Alessandro Ota e Marcello Palmisano e Maurizio Di Leo, tipografo del Messaggero ucciso “per errore” dai Nar. Poi i colleghi “gambizzati” dai terroristi: Vittorio Bruno, Nino Ferrero, Antonio Garzotto, Indro Montanelli, Guido Passalacqua, Franco Piccinelli, Emilio Rossi. Completano il libro le sintetiche biografie di tutti i colleghi e la storia del Giardino della Memoria di Palermo.
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Devo però richiamare alcuni temi generali.
L’impegno personale: nessuno ha avuto la vocazione dell’eroe, ma tutti, indistintamente, non si sono mai accontentati della versione ufficiale o di comodo degli avvenimenti. Hanno fatto del giornalismo d’inchiesta, sono andati a vedere di persona, hanno raccontato cose che gli altri non vedevano o non volevano vedere, hanno collegato fatti, nomi, vicende scollegate tra loro per risalire alla verità. Sono stati animati da carica ideale ed etica e da passione civile e sociale. Diversi sono stati spinti anche da passione politica: in prevalenza di sinistra, anche accentuata, ma anche di destra. Cesarini, Colorni, Malatesta e Merli sono stati uccisi da fascisti e tedeschi.
Il rapporto con la professione: Alfano, Impastato e Rostagno non erano iscritti all’Ordine dei giornalisti, lo sono stati d’ufficio dopo la morte. Russo non ha mai voluto farlo. Cutuli è stata promossa inviata speciale dopo la morte. Siani è stato assunto a morte avvenuta.
Le definizioni: per il loro impegno nel descrivere la vera natura del terrorismo gli assassini hanno chiamato le loro vittime in vario modo. Tobagi: terrorista di Stato. Casalegno: servo dello Stato. Montanelli: schiavo delle multinazionali. Rossi: velinato del Ministero dell’Interno e piazza del Gesù. Ferrero: servo del Pci. Passalacqua: giornalista riformista.
I misteri sulla morte: pochi dei delitti commessi contro i giornalisti sono stati risolti. Nella maggior parte dei casi rimane inappagata la richiesta di giustizia e la constatazione che si sarebbe dovuto e potuto fare molto di più per individuare mandanti, esecutori, complici. Mancano, inoltre, quattro corpi: quelli di Baldoni, De Mauro, De Palo, Toni.
L’impegno a difendere il diritto-dovere di cronaca e la libertà di stampa contro i tanti, troppi, nemici che vorrebbero far tacere i giornalisti. E’ un impegno che l’Unci si è assunto e che intende mantenere con grande determinazione. E che da questa Giornata esce rafforzato.
Guido Columba /ANSA/ CD
Estratto dal Blog di Massimo Capodanno "Positano my Life"

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, regà...
vedo che nemmeno quà hanno lasciato commenti. Vedo pure con grande tristezza che interessano più le tette de Sienna Miller a Positano. O i fatti tra le lenzuola. Non cambia nulla. Ma Io ci provo lo stesso. Un abbraccione e speriamo di beccarci presto

Anonimo ha detto...

Salve,
Sono Stefania Zaccaria, laureanda all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Stò facendo una tesi di laurea su Maria Grazia Cutuli, e volevo sapere dove posso trovare questo libro. Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità. Distinti saluti
La mia mail è stefaniazaccaria@alice.it

Anonimo ha detto...

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